Confermato il presidente di Giuria

Anche quest’anno il presidente della Giuria di Musica da Bere sarà niente meno che Enrico de Angelis.

Il Graffio, tre anni fa, l’ha intervistato per sapere qualcosa in più riguardo al  Premio Tenco, dove da anni ricopre, in maniera impeccabile, il ruolo di Direttore Artistico. Ecco alcuni stralci di quell’intervista.

Come vivi il tuo ruolo di direttore artistico nell’ambito del Premio Tenco?
Questo ruolo è ormai connaturato nella mia vita. Io sono nel Premio Tenco fin dal primo giorno, fin dall’anno di fondazione, che è il 1972. Ci fu una serata inaugurale al teatro Ariston: io avevo poco più di vent’anni e dal palco feci una specie di prolusione sulla figura di Luigi Tenco.  Non vedo più il ruolo di direttore artistico come istituzionale, me lo porto dietro come un pezzo della mia vita. Inoltre, ho avuto la fortuna di fare il giornalista e sono riuscito a coniugare il mio lavoro con la passione per la canzone d’autore.

Cosa significava trentadue anni fa il Tenco e cosa significa ora?
Trentadue anni fa eravamo dei carbonari, facevamo una cosa che nessuno capiva. Solo il fatto di intitolarsi a Tenco era violare una specie di tabù: di Luigi Tenco non si parlava e non si poteva parlare, perché si era suicidato al Festival di Sanremo: era una cosa imbarazzante… Eravamo dei carbonari perché i cantautori allora non erano sulla cresta dell’onda; salvo poche eccezioni non arrivavano ai vertici delle classifiche di vendita. Inoltre, il fatto che esistesse questo Club, questo circolo di persone che  faceva ‘sta cosa disinteressatamente e gratuitamente, mettendoci anche del proprio, era visto con diffidenza: pensavano fossimo dei matti, che ci fosse qualcosa sotto. Qualcuno riteneva addirittura che speculassimo sul nome di Tenco. Quindi abbiamo dovuto superare molte diffidenze. Poi molti artisti sono venuti, ci hanno conosciuto ed hanno capito chi siamo. A questo va aggiunto che, dopo il concerto, ci ritrovavamo in una specie di cave sotterranea vicino al teatro, proprio come un circolo di carbonari. Adesso non è così: il Tenco è molto riconosciuto… tantissimo, fin troppo. Molti lo nominano nei comunicati, nei curriculum degli artisti, pour parler… qualche volta anche a sproposito; viene nominato come una specie di modello, anche da chi in realtà non lo conosce e non lo frequenta. Questo un po’ ci sfugge di mano, perché noi continuiamo ad essere quelli di prima. Non c’è più Amilcare, ma gli altri cinque che gestiscono il Club ci sono fin da allora; siamo sempre gli stessi, non siamo cambiati e la nostra passione è rimasta intatta. Ora siamo visti quasi come una cosa sacra, ma contro la nostra volontà, perché noi continuiamo a fare, come prima, quello che ci piace, e basta.

Come vedi il mondo della musica italiana?
Il mondo della musica è strano, contraddittorio. Oggi si fa musica in maniera relativamente facile, ci sono più scuole di musica ed è cresciuto il livello tecnico dei ragazzi. Questo mondo, ricchissimo di discografia indipendente, di piccole etichette, fatica però ad arrivare al pubblico: non viene curata la distribuzione, non c’è promozione. Di dischi se ne fanno fin troppi, e non arriva poi alla gente il loro reale valore. Un altro problema è la mancanza d’originalità: ci sono tanti che fanno musica, ma pochi riescono a trovare un proprio stile.

Come decidete quale artista avrà l’onore di aprire il Tenco cantando “Lontano lontano”?
C’è un criterio base, molto tecnico e pratico, che è quello della riconoscibilità. Siccome non si sa chi canterà quel pezzo, si apre il sipario ed è una sorpresa, chi appare sul palco deve essere molto riconoscibile. Potrebbe essere il più bravo artista di questo mondo, ma se la gente non lo riconosce immediatamente non va bene, non funziona.

Quando vi deciderete a sostituire il presentatore?
Mai! Il presentatore è la nostra bandiera. Una volta abbiamo rifiutato una diretta televisiva in prima serata perché, fra le condizioni imposte dalla RAI, c’era quella di cambiare il presentatore. Abbiamo detto no, abbiamo preferito Antonio Silva alla diretta televisiva in prima serata.

Ci racconti un aneddoto divertente legato al Tenco?
Quando decidemmo di invitare al Tenco Davide Van De Sfroos, gli telefonai e gli dissi: “Guarda, avevamo pensato di invitarti al Tenco”. Mi rispose: “Ah, davvero? Grazie mille, che sorpresa, sono molto contento… però io proprio la settimana prima mi sposo, sarò in viaggio di nozze”. “Non importa, vieni con tua moglie” gli dico, e lui: “Grazie mille, sono molto contento… grazie”. Credeva che gli avessi offerto due biglietti gratis per entrare in teatro! Non aveva capito che lo invitavamo sul palco a cantare! C’è arrivato solo molto tempo dopo…

Tratto da: Il Graffio n.4 // novembre 2007
Foto: © 2010 Elisabetta Minucci